Dove finiscono oggi le nostre attenzioni? Così gli italiani cercano notizie nel 2025

Come ti informi, oggi?

Come si informano oggi gli italiani? ecco i dati e le tendenze 2025

Hai mai fatto caso a quante notizie ti passano davanti ogni giorno? Basta aprire i social, leggere una chat su WhatsApp, scrollare per pochi secondi su TikTok o Instagram. Alcune notizie ti colpiscono, altre le lasci scivolare. A volte ci credi, altre ti sorgono dubbi. Ma, consapevolmente o meno, sei dentro a un flusso continuo, frenetico, quasi travolgente.

In questo mare di titoli, video, commenti e opinioni, abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza. Alcuni studi ci aiutano a capire come cambia il modo in cui ci informiamo, in Italia e nel resto del mondo. E il quadro che ne emerge è complesso, affascinante, a tratti anche un po’ preoccupante.

Tra mille voci, c’è ancora chi merita fiducia

In un panorama in cui tutti cercano di farsi sentire, la fiducia è una moneta sempre più rara. Eppure, in mezzo a questo rumore, c’è un nome che continua a rappresentare un punto di riferimento: l’ANSA. Per l’ottavo anno consecutivo è considerata la fonte di notizie più affidabile in Italia, con un livello di fiducia del 74%. In un mondo che cambia alla velocità della luce, sapere che esistono ancora riferimenti stabili è rassicurante.

Ci fidiamo poco. E paghiamo ancora meno

Nonostante la presenza di alcune fonti autorevoli, la fiducia complessiva nelle notizie resta bassa: solo il 36% degli italiani afferma di fidarsi di ciò che legge, ascolta o guarda. C’è stato un lieve aumento rispetto all’anno scorso, ma resta un segnale debole. E quando si parla di pagare per le notizie, il quadro è ancora più scoraggiante: solo il 9% degli italiani è disposto a farlo. Questo ci dice qualcosa di importante: forse diamo troppo per scontato che l’informazione sia gratuita, ma dimentichiamo che l’informazione di qualità ha un costo. E vale la pena riconoscerlo.

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Il giornale di carta? Un ricordo sfocato

Una volta era un rituale: la colazione con il giornale sul tavolo, il profumo dell’inchiostro, la lentezza nel leggere le pagine. Oggi solo il 12% degli italiani apre ancora un quotidiano in formato cartaceo. Nel 2013 eravamo al 59%. In poco più di un decennio, la carta è diventata un oggetto quasi vintage. Forse ci manca quel tempo lento, quel silenzio che serviva a capire davvero. Oggi leggiamo in corsa, distratti, mentre facciamo mille altre cose.

La TV resiste, come una voce che conosciamo

Eppure c’è ancora uno spazio dove l’informazione ha un volto e una voce che riconosciamo. La TV continua a essere importante per gli italiani, con il 65% che la guarda almeno una volta a settimana per informarsi. Forse perché ci parla da anni, forse perché quel formato – il telegiornale – ci dà un senso di ordine e familiarità in un mondo sempre più caotico.

Sul web vincono nomi noti (e qualche sorpresa)

Nel mondo online le cose sono diverse, più frammentate. Ma alcune testate hanno saputo adattarsi. Fanpage è oggi la più visitata, seguita da ANSA.it, TgCom24, SkyTg24, Repubblica.it e Rai News. Navigare in rete alla ricerca di notizie può essere dispersivo, ma questi nomi rappresentano ancora un punto di riferimento per chi cerca chiarezza.

I social: le notizie ci trovano, anche se non le cerchiamo

Che tu lo voglia o meno, i social sono diventati uno dei principali canali d’informazione. Il 39% degli italiani si informa lì. E TikTok, soprattutto tra i giovani, continua a crescere: oggi è al 17%. Ma non solo: sempre più persone condividono notizie su WhatsApp e Facebook, trasformando le informazioni in una sorta di passaparola digitale. Anche quando non sei in cerca di notizie, sono loro a trovare te.

Il telefono è il nostro giornale tascabile

Lo smartphone è diventato lo strumento principale per leggere le notizie: l’81% degli italiani lo usa per informarsi. Lo facciamo ovunque – mentre aspettiamo l’autobus, durante una pausa, sul divano la sera. Ma questo modo di leggere ci sta cambiando. Ci abitua a frammenti, a titoli, a velocità. E ci toglie tempo per approfondire.

Chatbot e AI: i giovani si informano così

Sta crescendo una nuova modalità, quasi impensabile fino a pochi anni fa: fare domande all’intelligenza artificiale per capire il mondo. In Italia è ancora una minoranza a farlo (il 4%), ma tra i giovani under 35 la percentuale sale già al 12%. ChatGPT, Gemini, Meta AI: strumenti potenti, sì, ma anche controversi. Perché, se non sappiamo da dove prendono le informazioni, come possiamo fidarci delle risposte?

L’informazione ha un nuovo volto: creator, influencer, podcaster

Sempre più spesso, invece di leggere un giornale, ascoltiamo la voce di un creator. YouTuber, TikToker, podcaster: parlano come noi, sembrano uno di noi. E per molti sono più autorevoli dei giornalisti. Ma proprio da qui nasce un rischio: secondo il report, influencer e politici sono tra le fonti più citate di disinformazione. Piacciono, fanno numeri, ma non sempre sono affidabili.

Essere informati oggi è una scelta personale

In un tempo in cui tutto arriva in fretta – notifiche, video brevi, breaking news – informarsi davvero richiede tempo, attenzione e spirito critico. Non basta leggere un titolo, non basta fidarsi della prima fonte. Bisogna scegliere, selezionare, capire. È faticoso, certo. Ma è anche un atto di responsabilità.

Se sei arrivato fin qui, forse anche tu senti questo bisogno. Non solo sapere, ma capire davvero. E questo, oggi più che mai, è un primo passo prezioso verso una cittadinanza consapevole.